STAGE ESTIVO TISO CON ELISABETH ROCHAT DE LA VALLEE
25 – 29 agosto 2018
“Cammini di vita e di morte: miti , credenze, riflessioni e teorie sulla vita e la morte e sul passaggio della vita alla morte nella Cina Antica”
L’essere umano è capace di sviluppare la propria conoscenza e la propria coscienza ; questo lo rende consapevole della propria morte.
Quale visione può o deve avere un uomo per condurre la sua vita in funzione di questa visione ed affrontare la propria morte se non senza timore, almeno
sormontando l’insopportabile paura e la terribile angoscia del non senso e dell’annientamento.
Ogni civiltà che si sia confrontata a questo problema fondamentale ha sviluppato dei concetti e dei sistemi che permettono alla vita umana di
continuare malgrado queste paure radicate al più profondo di essa.
Prenderemo in esame le visioni proposte nella Cina di alcuni secoli avanti Cristo.
Sono diverse a secondo delle correnti di pensiero e delle varie scuole ; tuttavia, sono fondate sulla stessa base di cultura e di civiltà.
Si cerca un modo di evitare la morte fisica, oppure accettando la sparizione del corpo, si tende a fare sopravvivere qualcosa di ciò che siamo stati; ci si
interroga dopo la morte dell’uomo che ha vissuto sul divenire del suo spirito e delle sue anime; si spera nel Cielo, si crede a dei paradisi.
Fra i principali argomenti trattati, possiamo elencare i temi seguenti:
- L’elaborazione di una cosmologia fondata sul soffio (Qi) nella quale tutto è interconnesso e legato
- ogni individuo fa parte integrante di una totalità, non è mai isolato, mai veramente confrontato ad una natura ostile, ma è sempre
parte di un movimento naturale.
- Il culto degli antenati praticato fin dai tempi i più antichi: la sua evoluzione, il suo significato e i suoi riti.
- Una credenza in anime umane la cui unione costituisce la vita e la cui separazione porta alla morte. Al momento della morte le anime spirituali
ovvero Hun s’innalzano verso il Cielo, e le anime corporali Po ritornano alla Terra.
Tutto ciò può anche essere espresso in termini di corpo, forma corporale, spirito e spirito vitale (jingshen).
I vari tentativi per raggiungere l’immortalità ed accedere a dei luoghi paradisiaci dove la vita non ha termine.
L’uso di varie tecniche e la ricerca dell’ “elisir dell’immortalità”.
La possibilità per l’uomo di trasformarsi attraverso un lavoro e una pratica disciplinata in uno spirito degno di vivere la vita del Cielo Terra, e persino di
fondersi nella Via (Dao).
Questo nostro proposito verrà illustrato con lo studio dettagliato di una pittura del secondo secolo avanti JC, detta il Drappo funerario di Mawangdui.
Essa rappresenta la vita invisibile dell’universo, le forze yin e yang, gli spiriti della Terra e del Cielo che sono all’opera per fare comparire la vita e fare da guida
nei cammini del dopo vita.
La defunta viene rappresentata con le sue anime Hun e Po nel suo doppio divenire celeste e terrestre.
Elucideremo i vari simboli utilizzati con l’aiuto di testi della stessa epoca in modo da capire il significato profondo di questo drappo e di comprendere le
credenze e le speranze di coloro che l’hanno fatto dipingere.
Queste visioni tradizionali non esistono più oggi oppure non si presentano sotto le stesse forme; tuttavia possono rimandarci ai nostri quesiti sulla morte,
e soprattutto alla nostra visione della vita: quella che ci permette di esaminare e di affrontare la morte incorporandola a ciò che la trascende.
Bibliografia :” Un drappo funerario per una principessa che va in paradiso “
Elisabeth Rochat de la Vallee - Edizioni Jaca Book